Come cantava il grande Faber «Quando ero piccolo m’innamoravo di tutto, correvo dietro ai cani…», io oramai non sono più piccolo, non ho mai corso dietro ai cani, ma continuo a innamorarmi, soprattutto delle maglie interessanti e dai toni inusuali. L’ho fatto a 7 anni con la Fiorentina, a 9 con l’Olanda, a 34 con il St. Pauli e poco dopo anche con il Corinthian-Casuals, grazie al loro particolarissimo abbinamento «pink&chocolate».
Ma chi sono i Corinthian-Casuals Football Club?
Come suggerisce il nome, la squadra attuale deriva dalla fusione – nel 1939 – di due club: il Corinthian Football Club e il Casuals Football Club. Ai secondi dobbiamo l’insolita colorazione della divisa attuale, ai primi la fama e la gloria che questo piccolo team si porta in dote, pur partecipando alla Isthmian Premier Division (settima serie nella piramide del calcio inglese).
Avete presenti lo Sport Club Corinthians Paulista e il Real Madrid? La loro livrea – e non solo, soprattutto nel caso dei brasiliani – dipendono dai nostri beniamini.
La corazzata Corinthian Football Club
Il Corinthian Football Club nasce nel 1882 da N.L. «Pa» Jackson, allora assistente del segretario onorario della Football Association, e mira a sviluppare una squadra di club in grado di rifarsi sui cugini scozzesi che per più di un decennio li hanno umiliati sui campi di football. Si cerca quindi di riunire alcuni dei migliori calciatori inglesi provenienti da altri club o dalle università in modo da sviluppare il gioco di squadra – vanto dei vicini in kilt –, per riproporlo poi anche in nazionale.
L’idea funziona e la squadra – nonostante si limiti a sole partite amichevoli – diventa una schiacciasassi. Vincente e devastante ma fedele a ideali di lealtà, rispetto dell’avversario e del pubblico. Dei veri gentlemen! Diviene così famosa da esportare i suoi valori e il suo calcio in tournée in giro per il mondo. Rientrando a casa quasi sempre da imbattuta. Al momento di scegliere si rifiutò anche di passare al professionismo: niente compensi, il calcio è gioco! Punto ancora fermo e vanto del club attuale, nonostante la storia racconti di imprese in grado di umiliare anche i campioni professionisti: vedi l’8-1 al Blackburn fresco vincitore della F.A. Cup nel 1884, o il 10-3 al Bury (anche loro campioni in carica) nel 1903, o addirittura l’11-3 al grande Manchester United nel 1904, per ricordarne solo alcune.
Tra gli altri meriti, anche quello di aver schierato il primo «negro» della storia, tale Andrew Watson – figlio di un ricco latifondista e di una schiava liberata – nel 1881 poi convocato per la nazionale scozzese.
E invece i Casuals Football Club?
Fondato nel 1883 da Thomas William Blenkiron – ex studente della public school di Charterhouse – era originariamente formata da studenti di tre scuole d’élite: ovviamente la Charterhouse più altre due, Eton e Westminster. Come si sostiene in Corinthian. A mais bela história do futebol mundial (C. Watney – T. Rosolino, ed. Meu Timão, 2021), la squadra deve il suoi colori a Mrs Marion «Annie» Haig Brown, moglie di William, il preside della suddetta Charterhouse. Annie fu un personaggio molto caro a Blenkiron – e a tutti gli altri studenti – in quanto fece da «seconda madre» ai ragazzi della scuola e soprattutto fu molto presente alle attività sportive presenziando ogni partita dagli spalti situati a bordo campo.
La signora Haig Brown era nota anche per il suo scialle rosa, che puntualmente indossava per accompagnare le avventure delle squadre scolastiche. Col proseguire di questa tradizione, le squadre di Chaterhouse adottarono questo colore in suo onore (all’epoca in Inghilterra il rosa era di uso comune e molto utilizzato dai ragazzi, al contrario di quanto succede in tempi più recenti per via del richiamo inconscio e radicato verso un mondo più «femminile»).
Blenkiron al momento di decidere la livrea della propria squadra tornò con la mente ai tempi della sua formazione e il suo cuore non ebbe dubbi: Mrs Annie! Come primo colore scelse il rosa dello scialle e come secondo il marrone – o «Brown» –, citando il cognome della sua prima sostenitrice.
I Casuals si distinsero bene a livello amatoriale e contano diversi trofei in bacheca; nel 1905 furono anche membri fondatori della Isthmian League and the Southern Amateur League, dove gareggiano tutt’ora.
La fusione e l’alternanza cromatica
Nello statuto del nuovo club, dopo la fusione del 1939, era stabilito che la squadra avrebbe indossato il completo «pink&chocolate» per le gare ufficiali, mentre per le partite amichevoli o nei tornei speciali avrebbe vestito di bianco in onore della storia «corinziana». Regola che però, diversi anni dopo, venne più volte tralascurata, preferendo continuare a giocare in maglia bianca e pantalone blu.
Il ritorno al rosa e marrone avvenne definitivamente nel 1997, quando il team manager dell’epoca, tale Trevor Waller, parlò con il consiglio di amministrazione delle difficoltà finanziarie. Il soci erano coscienti che il club aveva bisogno di nuove divise, i vecchi kit erano ormai usurati, ma non potevano permettersi i costi del rinnovo.
All’epoca i Corinthian-Casuals giocavano in bianco e indossavano il «pink&chocolate» come maglia di cortesia, di fatto la divisa da trasferta del club. Trevor suggerì quindi, come espediente per risparmiare sterline, di tornare ad adottare il modello ‘Casuals’. L’idea era semplice: con quella insolita combinazione, difficilmente ci sarebbe stato un conflitto cromatico con qualsiasi altra squadra, e in questo modo non avrebbero avuto bisogno solo di acquistare due set di magliette nuove, ma ne sarebbe bastato uno solo! La commissione approvò la proposta e oggi il modello ‘Corinthian’ viene usato esclusivamente come away kit.
Si comincia scegliendo perché si ammira e si finisce ammirando perché si è scelto.
La partita del 1988
Come sostiene Nicolás Gómez Dávila (scrittore, filosofo e aforista colombiano che non conosco, n.d.a.) nella citazione di cui sopra, ho scelto questa squadra dopo essere venuto a conoscenza dei loro colori e dopo averla scelta ho ammirato lo stile e la storia che la contraddistingue. La curiosità che ha portato tutto alla luce è una partita speciale giocatasi in data 5 giugno 1988 a San Paolo, Brasile. Il «Timão», capitanato da un certo Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira detto «il Dottore», ospita i londinesi per sancire sempre più – ammesso che ce ne fosse veramente bisogno – il gemellaggio fra le due società.
La partita è una festa, ma la chicca della giornata è del numero 8 «paulista» che, dopo aver segnato il gol del vantaggio nella prima frazione con uno splendido pallonetto (al minuto 39.35 di questo video), nel secondo tempo si toglie la maglia bianca per vestire quella rosa e marrone dei Corinthian-Casuals. Mai banale il «Dottore»!
Ma poteva mancare una citazione subbueistica di questo capolavoro di design? Ovviamente no e non mi sono fatto mancare l’occasione per dipingere la mia versione preferita.
Note a margine
Ma torniamo un attimo allo Sport Club Corinthians Paulista e al Real Madrid citati all’inizio.
I Corinthian – di Londra – partirono dal porto di Southampton il 5 agosto del 1910 e giunsero a Rio de Janeiro il 22 dello stesso mese. La prima partita la giocarono due giorni dopo contro la Fluminense, vincendo 10-1. Il successivo match fu contro una selezione chiamata Rio XI, gli inglesi si imposero per 8-1. Poi fu la volta del Brasile, ma il Corinthian si dimostrò ancora troppo forte e la nazionale verde-oro patì un secco 5-2. A questo punto il club londinese si trasferì a San Paolo e giocò altre tre amichevoli, sconfiggendo nell’ordine Palmeiras 2-0, Paulistano 5-0 e Sao Paulo 8-2. Proprio a San Paolo dei ragazzi che stavano cercando un nome da dare alla loro neonata squadra videro questi imbattibili campioni trionfare sempre e non ci fu nessuna discussione: era nato il celebre «Timão», ovvero il Corinthians Paulista.
E il Real Madrid? Beh bambini, questa è un’altra storia e verrà trattata presto su queste pagine.