La Fiorentina sta per cambiare logo. Iniziano a girare in questi giorni sempre più anticipazioni. La città ovviamente è divisa, Guelfi e Ghibellini non se ne sono mai andati via e una questione come il rebranding – in una città dalla forte tradizione come lo è Firenze – porta entusiami e polemiche. Ma a mio modesto parere la società sta facendo un ottimo lavoro.
La proprietà americana
Nell’estate del 2019 arriva l’«americano» e tutto il panorama calcistico inizia a fantasticare su un drastico cambio di immagine della Fiorentina. Spuntano subito in rete concetti basati su realtà statunitensi di altri sport, loghi dallo spiccato gusto estetico a stelle e strisce come non se ne vedono neanche più in NBA o in NFL. Roba da far rabbrividire anche la EASport…

Ma la realtà è ben diversa: la proprietà è cauta, vuole conoscere la città ed entra in punta di piedi mantenendo il contratto in essere con l’attuale sponsor tecnico – poi oh, magari c’erano delle penali in gioco e il mio è solo ingenuo romanticismo – e il progetto dei 4 colori per i 4 quartieri impostato dai Della Valle.
Graduale cambio di rotta
Per la seconda stagione si inizia a buttare giù qualcosa di nuovo a livello di maglia – oltre alla proposta per lo stadio, naufragata, e del centro sportivo, in stato avanzato di costruzione – cambiando fornitore tecnico. Ci si affida a Robe di Kappa, marchio tra i più importanti in Italia, preferendo il Made in Italy alle più gettonate americane Nike o New Balance – anche qui probabilmente perché i colossi americani non ci filavano e Kappa era l’offerta migliore, ma rimango volutamente romantico.
Non ero entusiasta della scelta, perché non mi era piaciuto come l’azienda nostrana aveva lavorato a Napoli e in altre piazze, ma mi sono dovuto ricredere. Qui a Firenze il lavoro è stato ottimo sotto molti aspetti: la qualità delle maglie gara, quella ancora più alta del materiale tecnico per l’allenamento – interessante la scelta del grigio da abbinare al viola nella prima stagione e della virata anni Novanta in quella corrente – e soprattutto dei prezzi non esosi (89€ maglia gara + versione economica a 39€ por poter arrivare a tutti).

Anche qui fioccano i contept kit più fantasiosi e improbabili ma alla fine viene prodotto un completo semplice, con qualche dettaglio interessante – vedi il risvolto del calzino e della manica – e macchiato, a dire dei tifosi, solo dei troppi loghi Kappa su manica e pantaloncino.
Riuscita un po’ a metà – per il mio gusto, alla maggioranza della piazza è piaciuta molto – la terza maglia che nelle intenzioni doveva raccordare il presente con la storia utilizzando il rosso e il bianco della città e la croce del patrono San Giovanni.
Parentesi vintage
Per la stagione in corso si sceglie una parentesi vintage molto amata e richiesta dalla piazza – gli «americani» hanno studiato bene, non sono «riportati dalla piena» – che ripropone un grande classico adorato in patria e venerato fuori, la rivisitazione del kit ‘Socrates’ della stagione 1984/85 con l’accantonamento del logo in essere per riproporre un più adatto logo ‘Pontello’ nato un paio di stagioni prima e sfoggiato fino all’arrivo della famiglia Cecchi Gori nel 1990.

Ovviamente non ci si ferma alla semplice riproposizione, ma si cerca di dare un tono attuale alla collezione inserendo, oltre alle classiche viola e bianca, altre due versioni: rossa e gialla che richiamano più gli anni Duemila. Con la scusa di poter vestire il portiere come un giocatore – già sperimentato con il progetto dei quartieri – oramai si possono proporre queste varianti, aumentando le vendite.




Ma torniamo al logo
Molti, me compreso, si aspettavano un nuovo logo subito dopo l’insediamento della nuova proprietà. Lo avevano fatto i Pontello, poi i Cecchi Gori, non i Della Valle perché impegnati ad acquisire un marchio e una squadra uscita malamente da un fallimento evitabile. E invece, come scritto prima, si sono presi il tempo per studiare la città, i gusti, gli umori e trovare un giusto compomesso con le esigienze di marketing che un progetto di crescita impone. Sperando che venga mantenuto il buon gusto che una città come Firenze pretende e merita.

Dalla rete emerge come soluzione più probabile questa romboidale, che ricorda molto la mia versione preferita, quella vestita a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta quando in squadra giocava un certo Kurt Hamrin – intervistato da noi qua. Nella probabile nuova rielaborazione il giglio è sempre stilizzato, ma ridimensionato per far posto a una grande V che richiama la parola e il colore «Viola», come identificativo principale della Fiorentina in Italia e nel mondo (d’altronde ci sono sì altre squadre vestite di viola, ma «La Viola» è soltanto una…, n.d.a.).
Giudizio a caldo finale
La prima impressione a caldo – ho visto questa anteprima solamente ieri sera – è buona, ci sono degli spunti di partenza interessanti come il ritorno al rombo e al giglio stilizzato, ma a mio avviso la ‘V’ è troppo ingombrante e andrebbe ripensata un po’ meglio. Il logo ha del potenziale ma c’è da lavorarci ancora un po’.
Le prossime settimane – c’è chi dice maggio, chi addirittura aprile – ci diranno se questa è effettivamente la versione definitiva oppure no, mi aspetto un buon definitivo!
– Aggiornamento del giorno dopo –
Oggi, 25 marzo, nel giorno del capodanno fiorentino e in anticipo su quello che si pensava, il logo è stato ufficialmente rivelato con una bella presentazione. Le intenzioni e le idee mi sembrano ottime, sul risultato finale rimango della mia idea espressa sopra.
