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I tre giorni durante i quali Maradona abdicò la sua numero 10


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Il chupito consiste in un bicchierino di superalcolico bevuto tutto d’un fiato, magari per rompere il ghiaccio o ravvivare una conversazione ormai in stallo. La nostra rubrica vi omaggia di qualche breve aneddoto per fare bella figura con amici, parenti e amanti.

Anno Domini 1991, nei giorni fra il 17 e il 20 febbraio «sua maestà» Diego Armando Maradona decide di scendere temporaneamente dal trono e concede il «sacro» numero 10 a un giovane compagno di squadra. La sua situazione a Napoli è complicata e sempre più compromessa, ma lui vuole almeno segnare la strada per colui che ritiene il suo degno erede, colui al quale ha insegnato in questi due anni di convivenza i segreti per calciare perfettamente le punizioni, anche se col piede opposto.

È un ragazzo che strutturalmente lo ricorda, al quale la tecnica di base non manca, anzi, quasi «avanza». Al Napoli rimarrà solamente altre due stagioni, ma si affermerà come uno dei talenti più luminosi della sua generazioni (peccato solo che la sua generazione sia sovraffollata di talenti purissimi e in nazionale non abbia tutto lo spazio che merita, altri tempi… n.d.a.). Espatrierà anche oltre Manica, dove verrà ribattezzato «Magic Box»: sto parlando di Gianfranco Zola.

La cronaca

All’Arena Garibaldi di Pisa, per la 21a giornata di serie A arriva il Napoli campione d’Italia, ma in crisi identitaria. Le squadre escono dal tunnel e i più attenti notano subito qualcosa di strano: al «D10S» manca un numero – percezione accentuata anche da lontano per via del contrasto fra la maglia oggi rossa e le personalizzazioni bianche –, Diego sulle spalle ha un insolito 9, mentre il «suo» 10 è a impreziosire la divisa di Zola, suo partner d’attacco.

Come accennavamo in apertura, per Maradona fuori dal campo è un anno complicato, ma a Napoli ci tiene e consiglia vivamente la società di non cercare un suo erede, perché lo hanno già in casa:

Non serve che il Napoli cerchi un mio sostituto, c’è Zola!

Per sottolineare la serietà delle sue affermazioni decide per un gesto simbolico. Sul pulmino che li porta in Toscana Diego si avvicina a Gianfranco e gli comunica:

Oggi giocherai tu col numero 10.

A fine partita poi spiegherà ai giornalisti:

Ho dato la mia maglia a Zola perché lui rappresenta il futuro del Napoli!

Se non fosse abbastanza chiaro il concetto, anche tre giorni dopo – nel turno infrasettimanale di Coppa Italia contro il Bologna – stessa cosa: Maradona numero 9 e Zola numero 10. Questa volta però si va oltre il misero 1-1 di Pisa; 1-3 e passaggio del turno verso la semifinale.

Dalla settimana successiva la numerazione tornerà alla «normalità», Gianfranco Zola dovrà aspettare la fine della stagione – e l’addio del «più grande di sempre» (almeno per molti) – per indossare nuovamente il numero «più importante», e lo farà alla grande con 11 gol in 34 presenze di campionato, contribuendo a riportare il Napoli in Europa (quarto posto e qualificazione in Coppa UEFA, altri tempi… n.d.a.) dopo un anno di assenza.

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