In un mondo sempre più assurdo e costellato da obbrobri, c’è ancora qualcuno che prova a invertire la rotta con il buon esempio. Sto parlando dell’Ajax, che con la sua nuova maglia riporta al calcio il «calcio» in tre sole «semplici» mosse. Semplici per modo di dire, perché ci vuole coraggio e forza di volontà per andare contro a tutti i dettami modermi.
I. Restringimento del palo
L’intenzione è quella di omaggiare il grande Ajax – quindi la storia del calcio – e tramandarne l’eredità. Come primo passo si decide di restringere il palo rosso come di norma ai bei tempi. Buona pace per sponsor Ziggo che risulterà un po’ più piccolo. Si sa che le dimensioni non contano, quel che conta sono le proporzioni e l’armonia. E questa maglia di armonia ne ha da vendere!
Fattosi leggermente da parte il main sponsor, si fa da parte pure quello tecnico. Adidas infatti applica le sue tre iconiche strisce solo sulla parte bianca delle spalla – niente manica, niente fianchi… – usando un colore molto chiaro, un grigio che ben si confonde sul sfondo della maglia dei «lancieri». Sempre in omaggio a quel calcio che sapeva ancora di calcio.
Chicca finale per la versione femminile che, come di consueto, mostra uno sponsor diverso rispetto alla maglia maschile. Uno sponsor che per la storia dell’Ajax e per la storia del design riporta alla mente un periodo glorioso: ABN AMRO, in verticale.
II. Fuori le stelle, dentro il logo storico
L’Ajax è una delle squadre che ha cambiato meno loghi nel corso della sua storia, solo quattro. Se escludiamo le prime due versioni pionieristiche che si dividono il periodo che va dal 1900 al 1928 ne rimangono solo due, quella classica – arrivata fino al 1991 e rispolverata oggi – e quella moderna – che è una stilizzazione contemporanea del logo classico, entrambe raffiguranti l’eroe classico Aiace, che dà anche il nome al club.
Per rispetto della storia del club, Adidas posiziona il logo «classico» a cavallo fra il rosso e il bianco della maglia ed elimina le tre stelle, le quali sono state aggiunte solo di recente sulla divisa della squadra olandese. Tutto questo per confermare la scelta forte e controtendenza presa per questa stagione.
Per completezza di informazione, le stelle e il logo moderno sono stati applicati all’interno della maglia appena sotto al colletto (entrambi) e sul retro (solo le stelle).
III. Via i nomi sulla schiena
Il terso punto è quello più importante. Dulcis in fundo («proverbio del latino volgare spesso citato per indicare qualcosa di bello che arriva ultimo e inatteso») dicevano i romani. Vengono tolti i nomi dalle spalle dei giocatori. Questo, a mio avviso, è un atto simbolico che va a ridare alla squadra centralità, mettendo in disparte il singolo come concetto. È la squadra e non il calciatore a scendere in campo. È la squadra e non il calciatore a segnare un gol e a vincere la partita. È la squadra e non il calciatore a essere sostenuta dai tifosi. Il calcio torna alle sue fondamenta. Il calcio torna «calcio».
Poi va segnalata anche la scelta retrò del carattere dei numeri, che richiama fortemente il periodo in cui i «lanceri» dominavano il mondo.
Ma a tutto questo splendore c’è un «ma». Infatti la UEFA – che come sappiamo, col calcio a poco a che spartire – con le sue linee guida ha vietato l’uso di queste maglie in Europa. Per le partite giocate fuori dai confini olandesi l’Ajax dovrà adeguarsi e applicare i nomi dei suoi tesserati sulla schiena. Non si voglia mai che un bel messaggio venga divulgato in mondovisione.
Meno male che ci siamo noi di Jersey Vice…