Il chupito consiste in un bicchierino di superalcolico bevuto tutto d’un fiato, magari per rompere il ghiaccio o ravvivare una conversazione ormai in stallo. La nostra rubrica vi omaggia di qualche breve aneddoto per fare bella figura con amici, parenti e amanti.
Ormai la strada è tracciata, la moda del calcio è passata dai campi erbosi e fangosi degli stadi ai quartieri delle grandi metropoli (e agli schermi piatti collegati alle nuove console, ma su questo vorrei approfondire in un secondo momento). Lo abbiamo riscontrato sempre più frequentemente in questo ultimo biennio con le terze/quarte – ma a volte anche seconde e persino prime – maglie delle grandi squadre europee. C’è la maglia Flintstones della Juventus, quella Cloud white dell’Arsenal, quella Dazzle camo dello United, per non parlare della linea Human Race di Adidas… e mi fermo qui. Ma la cricca Paris Saint-Germain + Air Jordan – con la nuova quarta maglia – ha raggiunto il punto più alto di questa rivoluzione stilistica.

Il fine ultimo è ovviamente spingere i prodotti streetwear della linea – che fanno tanto anni ’90 come suggerisce la moda del momento – con un target specifico: i ggiovani delle grandi metropoli internazionali.

Lo dimostrano la scelta dei colori pop, dei gradienti, delle sfumature, delle presentazioni col neon o in situazioni urbane da street soccer/undergound… oddio quanti paroloni anglofoni, basta. Prometto che non ne abuserò più.
Elle symbolise l’ambition du Paris Saint-Germain d’incarner le premier club de la nouvelle génération. Elle souligne aussi la volonté d’un club qui ose, un club avant-gardiste et précurseur. À l’international, il repousse les limites et innove, crée et inspire.
Poi oh, bella la maglia. Bella la tuta. Bello tutto. Ma non è calcio.
