Le ultime tendenze sullo stile delle maglie da calcio sembrano prendere ispirazione sempre più dai videogiochi. Gamers (si chiamano così adesso) di FIFA o PES si divertono a fare i designer su piattaforme promosse direttamente dai colossi videoludici. I grandi brand sembrano prendere spunto da queste creazioni sempre più di frequente, cercando di venire incontro ai gusti di questo nuovo target divenuto molto importante. La tradizione spesso viene accantonata, ma fortunatamente per adesso ci si concentra ‘solo’ sui kit away e third.
Ma c’è stato un tempo dove le maglie erano semplici, servivano perlopiù a distinguere bene le due squadre in campo. Questo tempo è rimasto impresso nel Subbuteo, quel Subbuteo che cercava di riportare più fedelmente possibile le maglie del grande calcio nella cameretta del bambino, non viceversa.
Gioco d’altri tempi, è tornato in auge negli ultimi anni per colpa (o merito, n.d.a.) di alcuni ex bambini che hanno deciso di spolverare le proprie cantine/soffitte. Io sono uno di questi e grazie all’amico Francesco Gentile – alias Cecco1970, pezzo da 90 del mondo OldSubbuteo e fine conoscitore dell’argomento – che si è fatto gentilmente intervistare, parleremo di questo bellissimo gioco e della poesia che si porta dietro. Soprattutto grazie ai colori delle divise delle proprie miniature.
Come nasce e si sviluppa il Subbuteo
Il Subbuteo nasce da un’idea di Peter Adolph (inglese, appassionato di ornitologia) che battezza il gioco con questo strano nome ripreso da un rapace della famiglia Falconidae, che evidentemente apprezzava molto. La prima idea era però di chiamarlo «The Hobby», ma il vocabolo troppo generico fu respinto dall’ufficio brevetti e Peter dovette pensare a quell’alternativa che oggi associamo senza indugio più alle miniature basculanti che al povero falco.
Come ci racconta il nostro Francesco siamo nell’Inghilterra di metà degli anni Quaranta, è terminata da poco la Seconda Guerra Mondiale, e l’idea è quella di trovare un passatempo per i bambini dell’epoca. Il calcio è ovviamente l’intrattenimento principale. Peter prende alcuni bottoni di una giacca militare, ci incastra dei foglietti di carta con sopra scritto il nome del giocatore e da il via alla storia. Il gioco piace, ma è ancora grezzo e soprattutto troppo semplice: avanti, indietro, destra e sinistra. Ci voleva quel qualcosa in più e un vecchio pupazzo – forse un clown – con una base semisferica sotto ai piedi fa accendere la lampadina. In questo modo si riesce a simulare il dribbling, l’essenza del calcio.
Peter brevetta il gioco e mette un annuncio sul giornale, poi parte per un viaggio di lavoro. Al suo ritorno trova la posta intasata di richieste di prenotazioni che lo trovarono del tutto impreparato. Ci vollero mesi per soddisfarle tutte perché ancora il gioco non era stato prodotto ma almeno aveva ricevuto il capitale iniziale da investire. Il primo set conteneva due squadre flat cardboard con basi in plastica, due porte di metallo con reti riprodotte in carta, un pallone, un gessetto e le misure per disegnare correttamente il campo sulle vecchie coperte militari che non mancavano mai in casa.
Come accennavamo nel paragrafo precedente le prime miniature sono di carta con stampata la raffigurazione del calciatore, ma nel giocarci emergono problemi di stabilità della miniatura e negli anni si studiano soluzioni e si progettano varianti alle prime miniature. Sfruttando l’enorme successo, nei primi anni Sessanta, Peter inizia a fare sul serio, apre la Subbuteo Ltd. e immette sul mercato le prime miniature tridimensionali completamente in plastica. Nel giro di 5 anni arriva a produrre 300.000 squadre.
Il business gli è oramai scoppiato in mano e inizia a smistare il lavoro di colorazione e assemblaggio delle miniature – perché oramai le richieste sono specifiche e si iniziano a ricreare fedelmente le squadre inglesi, le nazionali e addirittura le prime squadre internazionali – alle casalinghe della sua zona, il Kent. Il lavoro è a cottimo, le signore ricevono le miniature, i colori, le basi e alla fine della settimana si passa a ritirare la produzione. Qualche volta capitava che ci fossero più squadre disponibili rispetto alle basi corrette da associare (o viceversa), ma si doveva fare volume e allora si assemblava con quel che c’era a disposizione. Da qui nascono le varianti e le rarità tanto care ai collezionisti di oggi.
L’esempio del Brasile è significativo. Negli anni Settanta – per ovvie ragioni – è la squadra più in vista e per stare dietro alla richiesta gli si abbinano le più svariate combinazioni di basi – non solo il classico verde-giallo –, ci sono «Brasili» bianco-giallo, giallo-blu, giallo-verde, bianco-blu, blu-blu, bianco-bianco, giallo-bianco, viola-giallo, amaranto-giallo e chi più ne avanza più ne assembla.
Nel 1971 – all’arrivo del gioco in Italia – il catalogo conta 81 ref., nel 1978 si arriva alle attuali 322. Attuali per il modello Heavy Weight – più semplicemente conosciute come HW –, perché le Light Weight – o LW, che verranno prodotte a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta – ne contano più di 800.
Intervallo
Con 19.90€ vi portate a casa le t-shirt con la vostra ref. preferita e con 35€ di spesa la spedizione la offriamo noi.
Se non fosse presente in catalogo la squadra che cercate basta che ci scrivete e la prepariamo per voi!
Maglie sbagliate o particolari
Le divise delle miniature prodotte dalla Subbuteo sono, nel limite delle possibilità delle casalinghe del Kent, più simili possibili a quelle delle squadre più importanti del momento. Alcune volte però ci sono dei casi particolari e degni di nota per un blog come il nostro che si occupa di maglie.
La storia più particolare è quella del Santos – ref. 165 – che viene rappresentato con maglia verde rifinita di giallo invece che in bianco o in bianco-nero palato come nella realtà. Leggenda vuole che negli anni Sessanta Pelé&Co. giocarono in tournée in Inghilterra una serie di amichevoli. Durante una partita contro una squadra di «bianco vestita» gli viene prestata una maglia verde di cortesia. L’addetto alle divise della Subbuteo, probabilmente non conoscendo la stora della gloriosa squadra brasiliana, pensò che quelli fossero i loro colori e da lì il malinteso.
Un po’ di approssimazione la si nota anche nella ref. 59 o River Plate, ne esistono diverse versioni. La prima è rappresentata con una «fascia» sul petto al posto della distintiva «sbarra» che i «Los Millonarios» vestono da sempre. In un secondo momento la pecca fu corretta ma, pur essendo una squadra sudamericana – quindi per i canoni del Subbuteo di pelle nera – continuava ad avere la pelle delle miniature in stile europeo. Anche questo aspetto fu integrato e ne fu prodotta una terza versione.
Una storia a parte merita la ref. 60, o F.C. Subbuteo. Squadra mitica che ha alle spalle diverse leggende metropolitane, una delle quali sostiene essere stata una squadra degli operai della divisione di Barcellona. La banda rossa sarebbe la semplificazione della scritta Subbuteo impressa sul petto, perché ovviamente i pennelli delle casalinghe non sarebbero mai riusciti a riprodurla fedelmente.
Personalizzazioni o Special Orders
A fine anni Settanta, nel pieno della popolarità del gioco, la Subbuteo crea gli Special Orders, ovvero la possibilità per il bambino di recarsi in negozio e ordinare una squadra personalizzata semplicemente riempiendo un modulo con le specifiche del kit e della base che preferisce. Ovviamente più la maglia era complessa più il costo aumentava. Gli «ordini speciali» più famosi sono due:
Il primo è il Melchester Rover – famosissimo fumetto sportivo che in Inghilterra era seguito dalla quasi totalità dei bambini dell’epoca – ebbe una richiesta talmente alta da diventare addirittura di catalogo dopo il passaggio alle LW.
L’altro è la versione «alternativa» della Sambenedettese, o «Sambenedesse» grazie all’errore di spelling riportato sulla scatola. Stagione 1974-75, la squadra è appena stata promossa in Serie B e in quell’anno vestirà alternativamente un’anomala maglia piena rossa o la più consona maglia partita rosso-blu, ma accompagnata da un originale pantaloncino bianco. Il vicepresidente Giuseppe Valeri ha il compito di ordinare dei gadget per la società, e fra questi ordina anche alcune copie di questo Special Order. Le squadre verranno tutte regalate a personaggi di spicco della città e adesso sono merce rarissima, più costose delle zafferano!
L’arrivo degli sponsor e il nuovo modello LW
Con l’arrivo degli sponsor e del marketing spinto la Subbuteo si adegua. Nasce una nuova tipologia di miniatura – prima della LW ci fu un passaggio intermedio chiamato «Ibrid» – e dalla pittura a mano della casalinga si passa alla stampa in serie che riporta più fedelmente le nuove grafiche moderne e complesse che Adidas, Nike e compagnia cantante propongono sul mercato. Vengono aggiunti anche i badge per le italiane che vincono lo Scudetto in quegli anni… E – come scrivevamo poco sopra – dalle 322 circa ref. HW si passa alle 800 e passa LW, con le grandi squadre come Manchester United, Liverpool o Arsenal che hanno più di venti versioni ciascuna.
Poi arriva la Play Station, ma quella è un’altra storia e, forse, un altro articolo.
Kit preferiti del mondo del subbuteo
Alla fine della nostra chiacchierata chiediamo a Francesco, secondo la sua esperienza, quali siano le squadre preferite dagli ex bambini oramai adulti ma assidui giocatori o collezionisti. La risposta ci spiazza un po’: le Sudamericane e le Special, motivando la sua scelta con un fatto cromatico. Hanno colori vivaci e abbinamenti basi-inner più particolari.
Quelle più richieste come replica invece sono la Fiorentina anni Ottanta e la Roma Pouchain, poi forse la Lazio con l’aquila. Per il resto l’appassionato richiede solitamente le maglie dell’epoca pre-sponsor: l’Ajax di Cruijff, lo United di Best… Unica eccezione la Fiorentina (Opel o J.D. Farrow’s). Del resto si rimane per sempre legati all’imprinting che riceviamo da bambini. «Yeah Science, Bitch!»
Poi ci sono i valori dati dalla rarità della squadra. Ad esempio il Brasile, kit bellissimo e super richiesto negli anni Settanta è ora super inflazionato e quindi considerato di poco valore se non per le combinazioni ‘fantasiose’ di base-inner come scritto qualche paragrafo sopra.
Kit invece molto raro e apprezzato è quello del Verona in maglia blu e rifiniture gialle con pantaloncino bianco, possibilmente con base blu e inner giallo. Rarità assoluta e cromaticamente molto accattivante. Come anche il Venezia che all’epoca aveva la maglia verde rifinita di nero… ma ci fermiamo qui perché altrimenti potremmo continuare all’infinito.