Settimana scorsa ero a Londra per un viaggio di piacere, e oltre ad aver assistito a una partita di Championship – cosa che consiglio a tutti gli appassionati, per la precisione Brentford vs Blackburn Rovers 2-2 –, ho visitato il museo del Chelsea a Stamford Bridge. Avrei voluto visitarne anche altri in città – soprattutto quello dell’Arsenal – ma i tempi erano quelli che erano e quindi vi parlerò di questo.

Il problema di queste esperienze – qualche anno fa ho visitato il museo del Barcellona al Camp Nou e ancora prima il Museo del Calcio a Coverciano – sono le grosse aspettative che mi porto dietro. L’Inghilterra è la patria della tradizione calcistica, il Chelsea è una delle squadre più quotate del paese e il suo impianto è un eccellenza in Europa. Eppure manca qualcosa.

Esperienza al museo
Mi piace andare per musei. Penso che la cosa più importante dell’esperienza museale non siano solo i pezzi in mostra in sè, ma come vengono proposti, come sono organizzati gli ambienti e la giusta densità e disposizione dei cimeli volta a risaltarli all’occhio di chi visità.
Per rimanere a Londra, la cura che è destinata alla sistemazione degli ambienti di una Tate Britain o Modern – visitate entrambe nei giorni precedenti – è lontana anni luce da quella destinata a un museo sul calcio, nello specifico del Chelsea FC. E non voglio pensare che sia un problema di risorse, ma semplicemnte di attenzione e, probabilmente, di target (gratuiti i primi, 12£ il secondo n.d.r.).
Per prima cosa gli spazi li ho trovati molto compressi, fortunatamente in quel momento eravamo in 3 o 4 persone e ci siamo potuti godere tutto senza stress.

La prima parte del museo mostra dei pezzi importantissimi, maglie anche dei primi del ‘900 legate sia alla squada che alle nazionali che da Stamford Bridge sono passate.
Mi scuso per la foto ma queste vetrine illuminate a faretti sono impossibili da fotografare In assoluto il pezzo forte: Scozia del 1913
Tornando al concetto di target, il resto del museo è concentrato soprattutto sulle vittorie e sulle finali disputate dal club, soprattutto la Champions League del 2011/12 vinta contro il Bayern Monaco, con tutte le maglie della formazione base, schermi che ripropongono la partita e angolino per emulare la serie vincente dei rigori.
E poi le foto storiche della squadra, di ogni anno e periodo messe sulle scale in uscita. Un peccato secondo me. Potevano essere valorizzate molto di più insieme a video e documenti di altro genere. Ma al museo avrebbe dovuto essere assegnato un po’ più di spazio in metri quadri.

Lo shop ufficiale
Ben altro discorso l’organizzazione dello shop ufficiale. Questo si ordinato e ottimizzato al meglio. E qui torniamo al concetto di target.
Si trovano ovviamente le maglie della stagione in corso, personalizzabili a piacere. Gadget del club e abbigliamento casual sempre con brand Chelsea.
Essendo in Inghilterra – allo shop del Barcellona questa cosa mancava – sono presenti anche le repliche delle maglie vintage della squadra, soprattutto del periodo che va dagli anni ’90 ai 2000. Peccato per la scelta del partner tecnico che offre una qualità non eccelsa.
The shedwall
In chiusura un apprezzamento spassionato allo shedwall dove sono presenti immagini, storie e citazioni dei giocatori che hanno fatto la storia del club e che accompagnano i tifosi all’ingresso dello stadio.