Admiral, ovvero come un piccolo produttore di mutande ha cambiato per sempre il calcio vol.2


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A metà degli anni ’70 Admiral era l’azienda più in vista del Regno Unito grazie alle loro lungimiranti intuizioni – come vi abbiamo raccontato nel vol.1 – e i competitors, compreso l’enorme mercato che il settore dell’abbigliamento sportivo aveva spalancato, hanno iniziato a organizzarsi. La prima mossa per contrastare la piccola Admiral fu alzare i compensi ai club per acquisirne la sponsorizzazione.

E che facciamo noialtri? Stiamo sull’albero a cantare?

Il mostro ha fame ed è sfuggito al controllo

Per tenere il passo Admiral decide di aprire una fabbrica enorme, le banche cavalcano l’onda della notorietà e concedono. Alla fine degli anni ’70 però l’Inghilterra entra in un perido burrascoso: proteste sociali, ascesa degli hooligans e, nello specifico nel Leicestershire, la crisi del settore della maglieria dovuta alla massiccia importazione di prodotti asiatici a basso costo porta al fallimento della stragrande maggioranza delle aziende e Admiral non viene risparmiata passando in amministrazione controllata. Il risultato sono tagli, licenziamenti e infine la cessione.

La proprietà passa a Peter Hockenhull, petroliere di successo, appassionato di calcio e ammaliato dal mondo Admiral. Ma la gestione non è il massimo, pessime scelte stilistiche – la nostra bella e talentuosa Lindsay non c’è più e il design è affidato a persone non esattamente qualificate – e l’uso di materiali non di prima fascia fanno sì che molte squadre quali Leeds, Norwich o la nazionale gallese, abbandonino per passare ad Adidas o a Umbro lasciando alla piccola ex azienda di mutande la sola nazionale inglese.

He had created a monster couldn’t feed.

Ultima occasione, Spagna 1982

Nel 1980 – oramai sull’orlo del baratro – Admiral lancia la nuova maglia dell’Inghilterra, a posteriori piccolo capolavoro e icona di stile, soprattutto quando vestita dal due volte Pallone d’Oro Kevin Keegan.

Il 18 novembre del 1981 a Wembley si gioca una sorta di spareggio per l’accesso alla fase finale dei Mondiali. L’Inghilterra ospita l’Ungheria capolista del giorne e ha un solo risultato disponibile. Ha mancato le ultime due edizioni (1974 e 1978) e la pressione e la tensione si tagliano col coltello. Per Admiral è la stessa cosa: la qualificazione avrebbe portato entusiasmo, l’entusiasmo vendite. Ogni tifoso avrebbe voluto vestirsi con la maglia dei propri eroi e l’intenzione era di immettere sul mercato per la prima volta la versione per adulti della maglia replica. L’eliminazione avrebbe voluto dire fallimento. La partita era così sentita in azienda che Peter in persona avrebbe voluto scegliere la formazione da far scendere in campo.

Cosa pensavate intendessi con maglia per adulti?

La partita è brutta, la tensione alle stelle ma al 14° Paul Mariner segna il gol del vantaggio e la gara termina sull’1-0. Admiral è al primo Mondiale, la maglia replica si mangia il mercato e finalmente si riesce a rifiatare.

Inghilterra vs Ungheria

Sull’estetica niente da dire, la maglia è bellissima. Ma la qualità dei materiali lascia ancora a desiderare, le maglie sono fatte completamente in poliestere e diventano ingestibili nella calda estate spagnola. I giocatori se ne accorgono all’esordio con la Francia. Il tessuto non traspira ma in compenso trattiene tutti i litri di sudore che Keegan&Co. sono costretti a espellere. Si dice che a fine partita la squadra avesse perso un totale di 40 kg! Il giorno stesso gli uffici di Admiral ricevettero una telefonata dalla F.A. o da chi per loro: con queste maglie non possiamo giocare, ci serve una nuova muta con un tessuto migliore per la prossima gara. Avevano 24 ore di tempo.

Vedi che però anche in tempi non sospetti facevano queste strane inversioni di maglie?

Riuscirono a produrre 5 set gara e li portarono fino in Spagna a mano (in auto fino all’aeroporto di Manchester n.d.r.), con una persona – la stessa che aveva guidato con dietro gli scatoloni – a cucire in albergo a Madrid tutti gli stemmi con i tre leoni la notte prima della partita. Ma un po’ la fretta e un po’ la tensione fecero sì che nessuno degli stemmi fosse cucito al proprio posto: qualcuno più in alto, qualcuno più in basso, uno addirittura quasi sotto l’ascella!

Si, è la stessa partita. Trova le differenze.

Il destino però decise che era l’ora di dire basta, l’Inghilterra non riesce a passare il turno da imbattura ma con una peggiore differenza reti e Umbro rileva il contratto per il materiale tecnico.

È così nel business se metti tutte le uova in un paniere, e le nostre erano tutte in quello delle replica, è una formula suicida.

Admiral andrà avanti qualche altro anno cambiando più proprietari che squadre da sponsorizzare e a metà degli anni ’80 chiuderà definitivamente. O quasi.

Admiral e la maglia del Queen’s Park FC 2020-21

Negli anni 2000 Admiral riprova a entrare nel mondo dello sport prima col cricket e poi, diversi anni dopo col calcio. Nel 2016 infatti il Wimbledon del leggendario Akinfenwa viene promosso in League One vincendo i play-off di League Two vestito Admiral.

L’enormità del mito

Ma quest’anno, con la nuova maglia disegnata per il Queen’s Park FC (la più antica squadra di Scozia), si intravede di nuovo quello slancio e quell’innovazione che fa discutere di qualche decennio fa.

La prima maglia è semplice, tradizionale ed elegante come se ne vedono poche in giro. Non ho presente i materiali ma la linea è molto molto bella.
La seconda invece è brillante e coraggiosa: si vuole celebrare il 120 anni di storia rappresentando il risultato di ogni singola partita di campionato disputata con una serie di dots verdi, rossi e arancioni. Questi indicano rispettivamente la vittoria, la sconfitta e il pareggio di ogni singola partita dal 1900 a oggi. 4.000 pallini che si sviluppano sul fronte e sul retro della casacca. Scelta stilistica al limite fra il geniale e il ridicolo, un po’ come quella seconda maglia gialla del Leeds United che dette il via a questa meravigliosa storia.

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