In questi ultimi anni il marketing è in fermento, i mercati si allargano e le società si adeguano – spesso omologandosi – alle nuove tendenze in fatto di immagine. I rebranding sono all’ordine del giorno e oggi ne vogliamo commentare non uno, non due, ma addirittura tre!
Inter Milano: era veramente necessario?
Qualche giorno fa è trapelata la notizia che l’Inter ha registrato un nuovo logo e un nuovo lettering che verranno ufficialmente presentati in primavera. La nuova versione vuole ricalcare l’attuale, ammodernandola e semplificandola come i canoni contemporanei suggeriscono. Ma il risultato, a mio avviso, non è dei migliori e – stranamente in contrasto con uno dei miei punti fermi in ambito cromatico-calcistico – la cosa che stona di più è la mancanza dell’oro. La nuova proposta può sembrare simile, ma in realtà è completamente diversa e quasi si snatura.
Come sostiene un mio amico professionista nel marketing e tifoso nerazzurro «con l’eliminazione dell’oro e l’aggiunta del bordo nero vedo difficile la declinazione su qualsiasi tipo di materiale, soprattutto quello tecnico dove il logo si perde e l’unica cosa che rimane impressa è il bianco, che non è propriamente il colore simbolo dell’Inter». Poi, sicuramente, verrà adottata spesso la versione monocromatica – tanto in voga adesso, soprattutto sulle seconde e/o terze maglie – con il nero e il bianco uniformati e il blu in trasparenza.
La speranza è che questa fuoriscita di informazioni sia un’operazione strategica atta a sondare la risposta del pubblico che, in caso negativo, dia la possibilità di correggere il tiro.
Siviglia: tradizione digitale
Come l’Inter anche il Siviglia ha ripreso in mano la propria immagine ma, al contrario della squadra italiana, ha fatto un lavoro egregio. In primis ha attualizzato il logo con una versione monocromatica che sarà applicata però ai soli contenuti digitali – chapeau! –, mentre sulle divise continuerà ad apparire la versione classica che mantiene quell’aroma calda e romantica che il calcio sta sempre più perdendo.
Il punto in più è il nuovo lettering che nobilita l’immagine della squadra spagnola. Il font scelto si chiama Montecatini (ah, la Toscana…): elegante, classicheggiante, ma allo stesso tempo attuale e che ricorda anche i caratteri usati per la toponomastica sevillana. Spicca l’uso accurato e azzeccato delle legature che donano quel «nonsocché» che fa sempre la differenza fra un «buon lavoro» e un «ottimo lavoro».
Sparta Praga: this, is(not), Sparta!
La terza squadra della quale commentiamo il rebranding è lo Sparta Praga – per la quale nutro una simpatia particolare sulla quale non mi dilungo –. Come abbiamo ben capito i tempi moderni hanno bisogno di loghi fluidi, che si adattino facilmente a ogni supporto e che possano trasformarsi agilmente in versioni monocromatiche. Seguendo questa strada la società ceca ha riprogettato il prorio che, diciamocelo, non era proprio il massimo anche se riconoscibilissimo nel suo essere «spartano» (passatemi la battuta da Cucciolone n.d.a.).
The direction that we have chosen after long discussions represents a natural development and moves us graphically from the past to the present. We try to respect modern trends, yet in our opinion this is not a hurried revolution. That is why we believe that the result will be close to the fans hearts. Although we know that our supporters will discuss this step a lot. But we don’t mind that at all.
Il nuovo logo è effettivamente più moderno, più pulito, più adattabile ai nuovi media grazie alla facilità di essere virato in monocromo e di essere adattato a più colori. Viene giustamente mantenuto il tricolore sotto la S – questa con un carattere più attuale – ma viene tolta la denominazione del club. Fin qui ho poco da ridire. Ma c’è una cosa che mi disturba, è la prima cosa che salta all’occhio e che toglie la riconoscibilità immediata: il granata è sostituito dal nero. Male, molto male, non ti riconosco più!


Dubbio (forse) chiarito

– Eh si, squadra che vince non si cambia!