Avevo in programma tutt’altro. Mi sono diviso per giorni fra l’Argentina e la Greater Manchester per raccogliere informazioni e immagini che vi avrebbero raccontato una delle storie più curiose del calcio d’Oltremanica, ma poi l’ho visto. Sì, l’ho visto. Proprio lui. Sul momento mi sono chiesto cosa ci facesse sulla pagina della Federazione spagnola il logo di un sushi restaurant delle mie parti, ma poi ho guardato meglio e no, non era l’insegna del sushi ma il risultato del rebranding del logo della RFEF. A proposito, ve l’ho già detto quanto sia cacofonico “rebranding”? Sì, quando parlavamo del Cardiff City…

La domanda è sorta spontanea, parafrasando un celebre giornalista TV degli anni ’90: perchè? Passi che il logo in essere fino alla presentazione di ieri (23 Marzo, ndr) potesse considerarsi graficamente datato (dopotutto risale al 1988), che non fosse particolarmente social-friendly (altra espressione figlia dell’abominio), o che non godesse fin dalla nascita di unanime apprezzamento. Ma da qui a rimpiazzarlo con quella che appare sostanzialmente come la graficizzazione di un bottone, ce ne corre. Senza contare la straordinaria somiglianza ad un logo predefinito già presente sulla piattaforma “Canva”.
Difficile trovare un senso a questa soluzione anche parlandone in termini di minimalismo esasperato, perchè si può essere minimali conservando comunque personalità e unicità. Qui non c’è traccia nè dell’una, nè dell’altra. Un logo anonimo, che potrebbe rappresentare qualsiasi altra cosa, come ironicamente testimonia la valanga di meme sul tema che hanno inondato la rete. Ribadendo, a proposito di anonimato, l’inquietante somiglianza con il “Salmon Redondo Hipster Logotipo” poc’anzi citato. Naturale quindi guardare indietro e rimpiangere la precedente soluzione, caratterizzata dall’esplosione di geometrie e colori ispirati alle creazioni di un artista di valore universale come Joan Mirò. A poco valgono, nel tentativo di “indorare la pillola”, le dichiarazioni altisonanti del Presidente della Federazione Luis Ribiales a proposito di mirabolanti piani strategici pluriennali, oppure i tentativi dell’autore del nuovo logo, Pablo Coppel, di illustrare il percorso creativo per giustificare il risultato finale.
La versione “ufficiale”
Rubiales ha spiegato che la nuova brand identity nasce con l’idea di “evolversi, cambiare, andare avanti”, unito al desiderio “che tutti si sentano coinvolti”. Prosegue: “Con enorme eleganza, ma semplicità, abbiamo voluto definire quello che deve essere il punto di riferimento nei prossimi anni. Siamo stati accompagnati finora da un logo che è stato presente in momenti molto importanti. Speriamo che il nuovo ci accompagni in momenti altrettanto importanti anche in futuro”. Coppel dal canto suo ha sottolineato che il precedente logo “Mancava di riconoscibilità. Una grafica troppo astratta che impediva alle persone di connettersi, indentificarsi con quell’immagine”.
Fa sorridere poi la vuota retorica dietro la presentazione della nuova identità visiva sbandierata ai quattro venti come “apripista di una Federazione più impegnata, più aperta, più inclusiva, più egualitaria e indubbiamente più vicina alla società civile”. A parte la grottesca correlazione fra determinati valori ed il logo di una Federazione sportiva, l’immagine non trasmette tanto il concetto di uguaglianza quanto quello di omologazione, appiattimento, standardizzazione, svilimento dell’identità e della forza creativa. Che dire, de gustibus. Del resto anche il precedente logo al debutto non fu esente da critiche, tanto da essere ribattezzato come “l’uovo fritto di Mirò”, ma dal confronto con l’alternativa odierna esce comunque vincente.
Lo stemma della Nazionale
Va complessivamente meglio (o comunque meno peggio) allo stemma della Nazionale: alleggerito sia dal punto di vista cromatico che geometrico rispetto al precedente. Un lavoro tutto sommato apprezzabile nel quale l’unico elemento che appare fuori posto è il “bottone” della RFEF, avulso dal contesto sia dal punto di vista delle linee che del font. Coppel in sede di presentazione ha parlato di “un’archiettura coerente e ordinata”, viene da chiedersi però a cosa si riferisse esattamente visto che, senza concentrarsi sulle geometrie, già il cromatismo dei due loghi non ha punti di sintesi.
Ma in fondo una buona notizia c’è: i nuovi loghi (mi riferisco ad entrambi visto che lo stemma della Nazionale “contiene” adesso anche quello della Federazione) non compariranno sulle divise delle “furie rosse” prima del mondiale quatariota del 2022. Magari possiamo cullare la speranza di una marcia indietro visto il coro, pressochè unanime, di critiche piovute addosso alla Federazione dopo la presentazione.
Non mi resta che lasciarvi ponendovi a diretto confronto le grafiche di cui abbiamo parlato finora. Ognuno si faccia la propria idea e tragga le proprie conclusioni.