Esattamente un anno fa veniva pubblicato il primo articolo di Jersey Vice. Non vi sentite un pò più vecchi adesso? Noi no, anzi, e quindi vogliamo celebrare questo piccolo traguardo con una storia diversa dal solito. Ma che dico una, tre! Le storie di tre personaggi del mondo del calcio nati come noi l’11 Ottobre e raccontati, non poteva essere altrimenti, attraverso le maglie che hanno indossato. Dato poi che è una festa, non possiamo che chiudere in bellezza con una sorpresa finale. Ma che dico una, due! Ovviamente avete capito dal titolo che non abbiamo intenzione di prenderci troppo sul serio nemmeno stavolta, quindi…
Ah, dimenticavo! L’articolo è stato scritto a quattro mani da Sonny&Rico: a voi riconoscere e interpretare chi ha scritto cosa.
Sigla!
Dicevamo: ci sono un inglese, un francese, un tedesco…
L’inglese
Sir Bobby Charlton, 11/10/1937
Bobby Charlton è uno dei più rappresentativi calciatori della sua epoca, uomo simbolo del Manchester United e della nazionale inglese. Calciatore eccelso, campione del mondo e vincitore del Ballon d’Or nel 1966, è stato – in antitesi con il suo compagno di squadra e nostro idolo George Best – un professionista tutto campo e famiglia. Sul rettangolo verde un centrocampista completo, potente e devastante negli inserimenti.
In carriera ha vestito poche maglie: quella dello United e della nazionale dei tre leoni su tutte, poi qualche presenza nel Preston North End e un estemporaneo valzer di squadre fra Inghilterra e Australia prima di appendere gli scarpini al chiodo (“Appendi le scarpe, appendile, perchè il viale del tramonto si percorre a piedi nudi…” come poeticamente ci ricordano dal 1998 gli Elii in “Sunset Boulevard”).
Potremmo dire che il rosso e il bianco sembrano essere gli unici colori che abbia mai indossato, con il primo a dargli le maggiori soddisfazioni sia in ambito europeo (tutti i trofei vinti con il Manchester United) che mondiale (la finale del 1966 vinta sulla Germania Ovest).
Il francese
Jérémie Janot, 11/10/1977
Come il collega inglese ha passato la quasi totalità della sua carriera in una sola squadra di club, il Saint-Étienne. Al contrario di Sir Bobby invece – omino serio, composto, quasi noioso nella sua imperturbabile sobrietà – Jérémie Janot ha rappresentato l’estro e l’originalità sia nella tecnica fra i pali che nell’abbigliamento.
Il fatto di giocare in porta sicuramente lo ha agevolato (come cantavano i Bluvertigo: “Giuravo che avrei fatto il portiere, era l’unico a diffrenziarsi…”) ma da buon figlio degli anni ’90 non disdegnava outfit degni del miglior Campos o perfino più audaci. Il più famoso rimane quello da Uomoragno citato anche dal nostro amico Paleari e sfoggiato contro l’Istres nel 2004, con tanto di maschera durante la foto di squadra pre-partita.
Ma il nostro eroe – eroe letteralmente in questo caso – non ha estratto solo questo jolly dal proprio mazzo: ha ideato e indossato una quantità industrale di completi inediti e innovati di cui varrebbe la pena parlare, ed è un peccato dover fare pre forza selezione, ma per motivi di spazio siamo costretti.
Abbiamo la maglia dedicata alla sua tifoseria, che riporta i simboli dei Magic Fans e dei Green Angels, quella che omaggia lo Stade Français di rugby, quella dedicata alla nazionale argentina, quella tigrata o quella a pois ispirata al Tour de France. Senza dimenticare il kilt scozzese, piccolo capolavoro assoluto di stile.
Per i tifosi Per il rugby Per l’Argentina Per le tigri Per il Tour de France Per la leggenda!
Le problème c’est qu’en mettant des maillots comme ça, tu peux passer pour un charlot. Moi, j’ai pris le risque. Il faut que le foot reste un spectacle. Faut entretenir de l’interactivité avec les supporters.
Nota a margine che ci suggerisce la maglia da “scalatore” del Tour de France: la prima classifica del gran premio della montagna al Tour fu calcolata nel 1933 e a vincerla fu Vincente Trueba. Sì, proprio lui: “Trueba, Trueba! Soprannominato la pulce dei Pirenei!”. E se non l’avete letto con la voce di Calboni – e quindi non avete colto la raffinata citazione – vi mancano proprio le basi.
Il tedesco
Hans-Peter Briegel, 11/10/1955
La carriera di Hans-Peter Briegel ha attraversato uno dei periodi d’oro del design di maglie, cha ha coinciso con quello dell’imprinting per molti di noi cultori della materia. Ne ha vestite quattro in carriera – Kaiserslautern, Verona, Sampdoria e nazionale tedesca – di cui almeno tre entrate nell’immaginario romantico collettivo.
Guardando le sue foto qui o altrove noterete un dettaglio da lacrimuccia – almeno per la generazione di chi sta scrivendo – che rimanda a uno stile che per regolamento ha dovuto cedere il passo, il calzettone tirato giù. Ma che ne sanno i rag… no! Non la finisco la frase, mi fa sentire più vecchio di quanto sia veramente.
Si parte con l’aperitivo Inizia la festa Continua la festa Ahia, esagerato? Torniamo seri Ma perfavore! È la nostra festa!
Minimo comune denominatore delle maglie dell’epoca-Briegel, se così vogliamo definirla, è la pulizia delle linee. A prescindere dal marchio (ha vestito Erima, Adidas, NR, Umbro…) il risultato finale è sempre una composizione equilibrata nella quale lo sponsor (uno solo, bei tempi…), la numerazione e lo stemma societario riescono ad incastonarsi perfettamente, regalando l’illusione di essere nati loro stessi insieme al kit.
…e i due italiani
Sonny&Rico, 11/10/2019
Ma parliamo un po’ di noi. Chi sono Rico&Sonny? Sono due amici che si sono conosciuti alle superiori e hanno subito condiviso una passione: quella per le maglie da calcio.
Rico nasce portiere di calcio e fin dalle elementari non si accontenta di vestire la maglia in dotazione delle società nelle quali gioca ma chiede e ottiene di scendere in campo con mute personalizzate, cosa che continua da adulto con il passaggio al calcio a 5. Ed è attratto dai colori e dalle combinazioni più inusuali. A 7 anni si innamora del viola della Fiorentina, a 9 dell’arancio dell’Olanda, a 22 del rosa-azzuro del Cerezo Osaka, a 34 del marrone del St. Pauli, a 37 del Pink&Chocolate dei Corinthian-Casuals… e mi fermo qui per decenza.
A Sonny chiedono se ha voglia di giocare nella squadra di calcio del proprio paese alla tenera età di 9 anni. Vorrebbe fare il portiere (ancora oggi ignora perchè gli sia venuta in mente un’idea del genere) ma si sente rispondere che in rosa ce ne sono già tre e così finisce a fare il giocatore di movimento. La prima maglia che gli viene assegnata (e che custodisce ancora gelosamente) è arancione e ha il n.14, ma all’epoca non ha la più pallida idea di chi sia Cruijff e quindi non ci fa caso. L’allergia all’erba del campo del paese pone prematuramente fine alla sua brillante carriera di terzino sinistro più in fuorigioco di sempre (regola che infatti ha compreso solo in età matura). La passione per il pallone si concentra a quel punto sulle maglie ed il resto è storia, che in parte trovate nella sua nota biografica.
I ricordi comuni portano ad alcune gite scolastiche e a viaggi di piacere (seguono gomitate e risatine di sottofondo) dove vengono portati a casa bei ricordi&souvenir. Perché vestire bene porta i suoi vantaggi, ricordatevelo!
Non solo, attraverso queste pagine vi regaliamo le perle di cultura del pallone e cultura generale (abaut istorïkal faks, fèsciòn, mìusic, stàil en mac mor) che shakerati insieme a una bella presenza e una maglia importante diventano un potente strumento di seduzione: provare per credere!
Ci teniamo a precisare che la tizia bionda non è la stessa: va bene condividere le passioni fra amici veri ma fino a un certo punto.
La sorpresa promessa
A proposito di vestire bene e dei vantaggi che ciò comporta, in occasione del nostro primo compleanno e per la durata di una settimana vi offriamo un 15% di sconto extra su tutte le nostre bellissime t-shirt!
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Ah, qual’è la seconda sorpresa? Le nostre foto da giovani, cosa pensavate?
E al Sabato…!!! [cit.]