Primi del ‘900, in Italia si sta diffondendo il football importato dagli inglesi e anche a Firenze gruppi di appassionati formano i primi clubs che sceglieranno i prati del Quercione alle Cascine e del Campo di Marte per le loro sfide. Seguendo l’esempio del pionieristico Florence Foot-Ball Club (1898) nascono: l’Itala FC Firenze (1907), il Firenze Foot-Ball Club (1908), la Juventus-Firenze Foot-Ball Club (1908), il Club Sportivo Firenze (1908) e la Palestra Ginnastica Fiorentina Libertas (1912).
Il Florence Foot-Ball Club, quindi, è il primo club nato a Firenze, la sua divisa è una maglia partita bianco-rossa alternata a una maglia completamente bianca ed è stato fondato da un gruppo di inglesi residenti in città. In sua contrapposizione l’Itala FC Firenze è una squadra completamente autoctona e con la sua maglia palata bianco-rossa è la prima a contendersi con gli “inglesi” il derby di Firenze.

Il Firenze Foot-Ball Club invece veste una semplice maglia bianca, mentre la Juventus-Firenze Foot-Ball Club si presenta con una, oggi impensabile, casacca bianco-nera a strisce verticali in onore della Juventus di Torino. Col senno di poi il binomio non poteva avere vita lunga, infatti si concluderà dopo appena cinque stagioni.

Le ultime due società, le più giovani, col tempo e grazie alle fusioni effettuate con le squadre cugine, diverranno la migliore espressione del calcio fiorentino, ma non riusciranno ancora a pareggiare il livello espresso nel resto del paese. Il Club Sportivo Firenze con la sua maglia bianca e la Palestra Ginnastica Fiorentina Libertas con quella rossa.


Nasce l’Associazione Calcio Fiorentina
Nel 1924 al marchese Luigi Ridolfi Vay da Verrazzano, elemento di spicco del Partito Fascista fiorentino, viene dato l’incarico di costruire una squadra che possa competere con le realtà del Nord Italia. Dopo un primo tentativo non andato a buon fine a causa del burrascoso clima politico che si respirava nel paese, in una tranquilla serata di fine agosto di due anni dopo, riuscì a unificare le due società per far nascere la più ambiziosa Associazione Calcio Fiorentina che, oltre a mantenere calciatori e dirigenti di entrambe le parti, mantenne anche i colori. Infatti la maglia che vestirà la Fiorentina nei primi anni di vita sarà un mix fra le divise del Club Sportivo e della Libertas: maglia partita bianco-rossa con giglio cittadino rosso in campo bianco sul petto o, in alternativa, maglia palata sempre bianco-rossa. Dovrà passare ancora qualche anno prima di associare il viola a Firenze e alla Fiorentina.

Il 20 settembre del 1926, neanche un mese dopo l’avvenuta fusione, si ha l’esordio in una partita amichevole non ufficiale per la neonata società gigliata: Signa-Fiorentina 2-1. Nell’occasione viene sfoggiata un’anonima maglia bianca. Su La Nazione si scrive:
«Il debutto della squadra fiorentina che dovrà fra breve iniziare il campionato di prima divisione non è stato felice. I concittadini sono stati battuti da Le Signe per 2-1. L’A.C. Fiorentina ha avuto il torto di cominciare un po’ tardi gli allenamenti della squadra. Ma la colpa non crediamo debba ascriversi del tutto agl’intendimenti dei dirigenti del nuovo sodalizio calcistico…»
Nella prima amichevole ufficiale della sua storia, disputata il 29 dello stesso mese, la Fiorentina affronta la Sampierdarenese di Genova vestita con la maglia a strisce bianco-rosse. 2-2 il risultato finale.
Pochi giorni dopo la squadra inizia il campionato affrontando in casa il Pisa, questa volta con un completo provvisorio rosso scuro con colletto bianco. Probabilmente le nuove maglie non erano ancora asciutte…



Il primo campionato della Fiorentina, disputato in Prima Divisione, Girone C, Lega Nord (seconda serie nazionale), finisce con un anonimo sesto posto. Degno di nota, invece, fu il centroattacco Rodolfo Volk che segnò 11 gol in 14 partite. La curiosità è che Volk prestava servizio militare a Firenze, ma non avendo ottenuto il permesso per giocare, si presentava in campo sotto il falso nome di “Bolteni”, con la copertura dello stesso Ridolfi. Terminato il servizio militare tornò a Fiume, sua città natale proseguendo la sua brillante carriera soprattutto tra Fiumana e Roma.
Per tutti gli anni ‘20 la Fiorentina continua a indossare alternatamente la maglia partita e quella palata calcando i campi di Seconda Divisione nel 1927/28 e di Prima Divisione (grazie alla riforma del campionati) l’anno successivo dove, trovatasi a scontrarsi con realtà molto più esperte e blasonate, termina la stagione all’ultimo posto con conseguente retrocessione.
A questo punto il Marchese Ridolfi decide di investire pesantemente sulla squadra e in tre anni prima vince il campionato di Serie B, poi disputa due ottimi campionati di Serie A sfiorando addirittura il primo scudetto e disputando la prestigiosa Coppa dell’Europa Centrale, detta anche Mitropa Cup. Il 13 settembre del 1931 viene inaugurato anche il nuovo stadio a Campo di Marte intitolato a Giovanni Berta, l’attuale Artemio Franchi.

Ma la cosa che ci interessa maggiormente è che nella stagione 1929/30 – per la precisione il 22 settembre del 1929 in un’amichevole Fiorentina-Roma 0-3 – la Fiorentina lascia il bianco-rosso per adottare il viola, colore che la contraddistingue da quasi un secolo. La divisa rimarrà invariata fino alla fine degli anni ‘70, quando i Pontello decideranno che i tempi sono cambiati, abbandonando la tradizione a favore del marketing.
Ma perché e come si è passati dal bianco-rosso al viola?
La leggenda più diffusa ma completamente priva di fondamento è quella del lavaggio sbagliato. Si dice che per colpa di una lavandaia sbadata le maglie passarono dal bianco-rosso al viola, effetto cromaticamente poco probabile, se non impossibile. Fu anche aggiunto in seguito, per rendere la storia più plausibile, il fatto che insieme alle maglie da gioco ci fossero pure le mute da allenamento, queste blu. Ma anche in questo caso il risultato finale non può essere un viola omogeneo e brillante come quello della Fiorentina. In nessun modo. Quindi?
Quindi è stata una scelta intenzionale e ponderata. Per chi non lo sapesse la maggior parte delle squadre presenti all’epoca, ma anche quelle attuali, vestono una gamma di colori, seppur combinata fra loro, abbastanza ristretta: il rosso, il blu, il celeste, il bianco, il nero, il giallo, il verde e raramente l’arancione o il granata/amaranto.
Firenze invece è una città che ama distinguersi, si ritiene unica. Da qui la scelta del viola, colore sfoggiato in quel periodo solo dall’Austria Vienna, dall’Anderlecht e dall’Újpest. Scelta che ricade esclusivamente sul gusto personale del marchese Ridolfi che, oltre a essere il presidente della Fiorentina, era un personaggio di spicco per tutto lo sport cittadino e anche nazionale. Sui motivi della scelta non ci sono fonti certe ma le ipotesi più fondate riguardano riferimenti familiari o storici.
Ma partiamo dall’inizio. Stagione 1928/29. Come dicevamo sopra la squadra partecipa a un campionato che decreterà quali squadre parteciperanno l’anno successivo al campionato di serie A o di serie B. La stagione è catastrofica e la Fiorentina finisce ultima in classifica. Il consiglio direttivo – che era formato da cinque membri dell’ex Club Sportivo e da cinque membri dell’ex Libertas – è in continuo dissenso e le due fazioni non se le mandano a dire usando paroloni pesanti e lanciandosi dietro pure pezzi di arredamento della sede. Ridolfi non sopporta più la situazione e decide di mandare tutti a casa e riformare il consiglio ex-novo.



Per rilanciare la società e dare un taglio netto col passato si decide anche di cambiare colore sociale. Prima si pensa al verde, poi si decide per il viola.
Di seguito alcune fra le possibili motivazioni.
La prima, e forse la più valida, è che i Rucellai, antenati dei Ridolfi, fecero fortuna anche grazie a una tintura vegetale derivata all’oricello, che veniva usata per tingere i tessuti di un bel viola.
Un’altra sostiene che sia merito delle rarissime camelie e rose dai petali viola per le quali suo nonno floricoltore faceva incetta di premi nei concorsi nazionali e internazionali.
Una terza ragione è che il colore viola abbia come musa ispiratrice l’iris germanica, parente viola dell’iris florentina, bianco, entrambi molto diffusi nelle campagne toscane e dal quale ha preso nome la città di Florentia in epoca romana. L’iris florentina (o giaggiolo), in araldica giglio, rappresenta invece il simbolo della Fiorentina e di Firenze. In origine bianco (come il fiore) in campo rosso, venne invertito nel 1251 dai guelfi che sconfissero ed esiliarono i ghibellini che se ne erano appropriati come gonfalone.
Dalla stagione 1929/30 quindi la Fiorentina adotta il viola. Con questo colore affronterà le successive partite e scriverà la propria storia.




E io affronterò qualche amico sul panno verde.
