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Quel’è la maglia dell’Italia più bella di sempre?
Qualcuno dirà Messico 70, qualcuno Spagna 82, ma qui è la nostalgia a suggerire, e comunque noi siamo nati solamente un’anno prima della vittoria del terzo mondiale, quindi non ci caschiamo. Qualcun’altro dirà che è Germania 2006 ma il fatto di aver fatto rodere sia i tedeschi che i francesi non è sufficiente a giustificare l’oro e il blu notte presenti.

Ci sarà addirittura chi dirà Giappone-Corea 2002, ma probabilmente il fuso orario sballato ha influito sul giudizio finale.
Infine i rinascenti diranno che è quella verde di Puma 2019, ma il Rinascimento è lontano da essere riproposto e quindi no! Non ci siamo neanche vicini.

La maglia perfetta, corredata dal logo miglior di sempre, è quella usata durante i mondiali di Italia 90. E non importa se Zenga e Caniggia ci hanno precluso la finale di Roma. Quella maglia è perfetta. È perfetto l’azzurro, ne troppo celeste ne troppo blu. Ha il tricolore a rifinire e impreziosire nei posti giusti, senza essere invasivo. Ha il colletto, e non il girocollo anonimo di altre divise. Ha i numeri con le ombre tridimensionali. LE OMBRE TRIDIMENSIONALI! Ha i pantaloncini di un bianco candido, i calzettoni azzurri condivisi col portiere che ancora è vestito come dovrebbe essere – passiamo pure sopra alle ascelle pezzate di Zenga e Tacconi – con una meravigliosa maglia grigio-argento e pantaloncini rigorosamente neri.

Ma soprattutto ha Baggio. Baggio contro la Cecoslovacchia, la cosa più bella che si sia mai vista in un campo di calcio. Soprattutto se accompagnata da Baresi, Giannini, Maldini o Schillaci.

Logo Italia 1990
Loghi belli e come disegnarli

Il logo più bello

Ma parliamo del logo.
Inscritto in un cerchio, la bandiera che ricopre buona parte della superficie e che con la sua prospettiva diagonale ci spedisce in avanti, con eleganza. Font pulito, classico ma moderno, anch’esso proiettato verso il futuro. Le tre stelle sono all’interno, disposte in verticale, salgono con slancio verso l’Olimpo del calcio. E l’oro è usato con criterio, non come oggi, che se ne abusa neanche fossimo tutti l’U.N.A.M. Pumas.

L’assegnazione dei numeri di maglia

Altro grande pregio: come da lunga tradizione italica ormai persa in nome del business, i numeri venivano ancora assegnati in ordine alfabetico per ruolo, esclusi i portieri che avevano 1, 12 e 22.

1 Zenga, 12 Tacconi, 22 Pagliuca
2 Baresi, 3 Bergomi, 4 De Agostini, 5 Ferrara, 6 Ferri, 7 Maldini, 8 Vierchowod
9 Ancelotti, 10 Berti, 11 De Napoli, 13 Giannini, 14 Marocchi
15 Baggio, 16 Carnevale, 17 Donadoni, 18 Mancini, 19 Schillaci, 20 Serena, 21 Vialli

Tradizione nata con Messico 70 – con l’eccezione di Riva che vestiva la “sua” 11 – e morta con Giappone-Corea 2002. Per il mondiale inglese del 1966, invece, l’assegnazione fu completamente in ordine alfabetico, con i due portieri Albertosi e Anzolin che portavano la 1 e la 2.
Nelle due edizioni successive, Usa 94 e Francia 98, rimane il criterio alfabetico per ruolo, ma con le eccezioni dei grandi leader come Baggio (10) e Baresi (6) prima o Del Piero (10) e Maldini (3) poi.

Sono aperto alla discussione, ma non mi smuovo di un millimetro. Forza azzurri!

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