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Ormai vale tutto! Le maglie devono stupire e diversificare


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Chi legge queste pagine ha ben chiaro che le maglie da calcio ormai non sono più uno strumento per distinguere l’avversario dal compagno o un vessillo per riconoscere – e riconoscersi in – una squadra. La maglia da calcio è diventata uno strumento di marketing e un accessorio di moda. I colori e i tratti che storicamente contraddistinguono un club sono divenuti irrilevanti, conta «stupire» e «diversificare» per raggiungere il più vasto numero di clienti possibile.

Ci sono terze e quarte maglie – fino a qualche anno fa inconcepibile –, ci sono maglie commemorative, maglie speciali e/o legate a eventi specifici, maglie di ogni sorta. L’importante è tenere alta l’attenzione. Ma i risultati, come sempre, quando si deve produrre molto e di frequente, spesso sono lontani dal buongusto e magari anche fuori luogo, come in questi due esempi attuali.

Stupire: Corinthians japonês

これがコリンチャンスです (korega korintyansu desu – Questo è il Corinthians) impresso e ripetuto per tutta la superfice della maglia è la nuova ideona partorita da Nike con la scusa di celebrare il decennale dell’ultima vittoria «mondiale» dei brasiliani (battuto in finale il Chelsea 1-0) durante il Fifa Club World Cup tenutosi a Yokohama (Giappone) nel 2012.

I caratteri giapponesi (qualcuno scrive erroneamente «ideogrammi», poerannòi, n.d.a.) sono disposti in verticale a voler ricordare l’arte dello Shodō, sia con lo stile del font – calligrafico a pennello – che con i colori inchiostro su carta anticata.

Sarà forse per il mio rapporto molto stretto col Giappone – dove sono andato a trovarmi pure l’altra metà – ma la scelta di questo template mi pare un po’ eccessiva e poco adatta al rettangolo di gioco. Poi, come commentavo sopra, magari va bene per uscire a fare un aperitivo con gli amici – avrei da argomentare anche su questo – o, semplicemente, per far parlare di sè.

Ah, dimenticavo: il design scelto non si limita solamente alla maglia gioco, ma definisce una capsule collection che comprende anche capi casual come giacca, t-shirt, pantaloni, calzini… vuoi farti mancare niente? どうぞ.

Diversificare: Napoli di Halloween

Premetto che il mio rapporto con le maglie del Napoli non è idilliaco dalla fine dell’epoca «maradoniana», e soprattutto con l’arrivo di De Laurentiis. In un primo momento pensavo che il problema fosse Kappa e la «sua» – a posteriori dubito che fosse «sua», o almeno non «esclusivamente sua» – idea della terza maglia camouflage e camouflage fluo (ancora rabbrividisco, n.d.a.), o della collaborazione con Marcelo Burlon (iddio me ne scampi e liberi, n.d.a.). Ma con Emporio Armani la situazione è pure peggiorata: perché alle quattro maglie gara se ne sono aggiunte (parliamo della scorsa stagione, n.d.a.) altre tre per l’Europa League, quattro celebrative «Maradona Game» e un’ultima speciale per Halloween, per un totale di docici (12!) kit diversi per una singola stagione!

Quest’anno non siamo da meno e con tre divise gara, altre due da trasferta dedicate alla Champions League e l’ormai – ahimé – immancabile versione di Halloween siamo già a sei (6) divise indossate in due mesi.

I tempi sono cambiati, le esigenze e i costi (ma qui ci sarebbe da aprire una parentesi enorme che non sta a noi chiudere) anche, quindi capisco l’utilizzo del thirt kit (al contrario del quarto) e capisco anche l’utilizzo di una maglia alternativa per la coppa – Champions League o Europa League che sia –, ne è un grande esempio il Borussia Dortmund che sviluppa sempre molto bene il concetto. Guarda, possiamo anche essere d’accordo su una maglia celebrativa ogni tanto – i 100 anni del club, un tributo (uno però, non cinque o sei!) a uno dei giocatori più forti della storia del calcio –, ma «il troppo stroppia» e il dover continuamente far uscire una maglia nuova ogni mese o due è deleterio e fa perdere identità. Soprattutto a Napoli, dove con la scusa della scaramanzia si scende in campo più volte con le varie maglie ( ormai ‘fù’) «di cortesia» che con quella azzurra, la quale tanto bene definisce questa squadra, la sua storia e la sua tradizione.

Ma le vendite raccontano il contrario. Quindi forse siamo noi in errore, non lo so. Noi continueremo a mantenere la nostra linea da appassionati del buongusto, cercando di andare oltre le mode temporanee e portando avanti l’idea espressa bene anche dai tifosi del Cardiff City in un celebre striscione:

Success is temporary, tradition is permanently.

– Sonny in quale settore hai preso i biglietti per la partita del Corinthians?
– Boh, non so leggere il giapponese!

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