Fine ottobre, Campi Bisenzio in provincia di Firenze. Francesco Flachi ci aspetta in un giardino vicino casa sua. Parcheggiamo la nostra Ferrari bianca, elegantissimi lo raggiungiamo e iniziamo a parlare di maglie. La passione e la competenza sull’argomento si intuisce al primo sguardo, il che ci rende molto felici.
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Esperienze personali
In carriera hai vestito prodotti diversi in una fascia temporale di grande evoluzione tecnica del materiale gara, da Uhlsport fino a Mass col Brescia.
Ho esordito tra i professionisti con la Fiorentina nel 1993, vestendo prima Lotto per poi passare a Uhlsport e Reebook. Già allora si intravedeva qualcosa di nuovo rispetto agli anni passati. Si iniziavano a vedere trame, decorazioni che rimandavano alla città, al logo societario o a quello dello sponsor tecnico.
Nel primo set di maglie che ho vestito c’era, come away, la celebre “maglia con le svastiche” che fece tanto scalpore all’epoca. Che poi, al netto della svista grafica, era anche una bella maglia. Ovviamente, dopo che i giornali cominciarono il battage sull’argomento, Lotto intervenne modificando opportunamente la composizione grafica.
Ma veramente non se ne accorse nessuno?
No, è uno di quelle situazioni particolari dove a colpo d’occhio non noti niente di strano ma appena una persona per caso se ne accorge, poi non vedi altro. Comunque in quel periodo si iniziavano a inserire dettagli come il giglio di Firenze o il logo della Fiorentina, magari visibili controluce. Diciamo che ho iniziato in un momento storico già più evoluto sotto questo aspetto.
Penso che la maglia più bella della Fiorentina che ho indossato sia stata quella della Reebok nella stagione 1995-96, sia come tessuto che come grafica. Anche tutto il resto del materiale tecnico della fornitura era straordinario.
Sempre parlando di materiali, c’è stato un prodotto in carriera che si è rivelato deludente alla prova del campo o che magari non ti ha particolarmente soddisfatto esteticamente?
Dipende. Nella mia esperienza, anche confrontandomi con chi si occupa direttamente delle forniture, ho constatato che ci sono tre tipologie di materiale. Lo sponsor tecnico, in base alla società che ha di fronte, invia prodotti di primo, secondo o terzo livello.
Kappa alla Sampdoria, nel 2004-05, iniziò a proporre le maglie attillate (modello Kombat n.d.r.) e fu tra le prime aziende a lanciare le felpe con il nome grande sul petto. La muta gara non era abbinata bene a mio avviso, ma con il tempo c’è stato un miglioramento. Se escludiamo il pantaloncino, la maglia era comunque molto bella: il primo modello aderente elasticizzato pensato per evidenziare meglio le trattenute.
Io poi fui fra i primi a “personalizzare” il pantaloncino. Quelli della fornitura li trovavo troppo corti, così iniziai ad usare quelli del portiere opportunamente “accorciati”: erano di un materiale più pesante, ma lo preferivo così.
Nella stagione 2008-09 mi trasferii all’Empoli, dove trovai una maglia che non mi piacque per niente: di fatto scimmiottava il modello Adidas del Bayern Monaco dell’anno precedente, quella a bande orizzontali. Abbinata poi a quella bianca da trasferta, che aveva una banda verticale… mi sembrava materiale più adatto ad una squadra di rugby.
Negli anni in cui hai giocato, oltre all’introduzione delle personalizzazioni numeriche, ha iniziato a diffondersi l’uso delle terze maglie. Cosa ne pensi?
Devo dire che alcune squadre avevano la terza maglia più bella della prima. A Genova ne abbiamo cambiate diverse: nera, rossa… a Firenze invece i primi anni non veniva usata. Ricordo di averla indossata solo una volta, l’anno di Reebok. Era rossa con il giglio viola sulle spalle. Molto bella. È stata usata anche da Toldo con qualche piccolo adattamento per i portieri. Negli anni successivi, con Mizuno prima e Joma poi, fu commercializzata ma indossata solo una volta o poco più la maglia bianco-rossa che riprendeva quella delle origini. Con Diadora invece ricordo quella argento, utilizzata più spesso, soprattutto nella vittoriosa finale della Coppa Italia 2000-01.
Alcune società iniziavano anche a proporre una terza maglia da usare nelle competizioni europee (vedi Inter vittoriosa in Coppa Uefa nel 1997-98 n.d.r.) in ossequio a logiche di marketing finalizzate ad aumentare i ricavi della vendita dei prodotti ufficiali.
Delle volte però si esagera. Io per esempio non concepisco l’utilizzo della terza o seconda maglia nelle partite casalinghe, o comunque quando non ci sono reali problemi di clash cromatico. Esempio pratico: la partita di andata fra Fiorentina e Juventus, con gli ospiti che si sono presentati in maglia bianca e pantaloncino rosso. Fiorentina contro Juventus dovrebbe essere sempre viola contro bianco-nero a strisce (con un sottinteso riferimento critico nei cofronti della maglia bianconera partita di questa stagione n.d.r.).
O ancora, ricordo quando giocammo il derby di Genova in maglia bianca: sacrilegio!
Collezionismo e aneddoti
Collezionismo e calciatori: qualche aneddoto personale o su giocatori che conosci e sono appassionati della materia?
Sai, le maglie sono sempre belle. Io la scambiavo spesso dopo le partite, soprattutto quando giocavo contro squadre del livello di Juventus o Inter, quando a volte riuscivi ad averne anche più di una. Tante altre volte sei costretto a regalarle qua e là, perché tutti te le chiedono.
Io ho una collezione di oltre 400 maglie a casa. Mi sono fatto portare molte maglie di giocatori che militano in squadre straniere, come quella di Robben, o quella di Ronaldo (il fenomeno n.d.r.) avuta tramite Edmundo. Sono cortesie fra compagni di squadra o amici nel calcio.
Mi è sempre piaciuto il mondo delle maglie, quindi capisco gli appassionati. Adesso però la situazione sta un pò sfuggendo di mano vista la frequenza con cui i calciatori tendono a cambiare casacca. Molti tifosi la personalizzano col proprio nome o con quello del figlio perché non sanno se il loro idolo l’anno seguente rimarrà o meno nella loro squadra del cuore. E un altro aspetto da considerare è quello dei prezzi, troppo alti: 120-130€ per una maglia da calcio sono tanti e non tutti se la possono permettere.
Negli ultimi anni sulle maglie si sono moltiplicati gli sponsor: manica, retro maglia, due davanti… alla fine è diventata un accessorio su cui applicare pubblicità.
Infatti! Ai miei tempi a Firenze avevamo lo sponsor sul petto e il giglio. Fine. La maglia è bella quando non ci sono troppe cose sopra. Uno sponsor ci deve essere, ed è più che sufficiente.
Qualche curiosità in relazione alle tue maglie?
Una volta successe una cosa stranissima. Durante Siena-Sampdoria del 2004 indossai una maglia che aveva la striscia nera invertita rispetto alla rossa. Solo la mia aveva questa particolarità. Sul momento nessuno ci fece caso, me compreso. Anche perché, essendo un prodotto realizzato su scala industriale, non immagini nemmeno possa accadere una cosa del genere: l’inversione delle strisce in un unico pezzo. Così la scambiai con Vergassola (centrocampista del Siena n.d.r.) come se niente fosse. Qualcun altro però notò la cosa e la maglia divenne subito “un pezzo da collezione”, tanto da raggiungere anche quotazioni importanti: se non sbaglio dopo pochi giorni era valutata intorno ai 3.000€. Una maglia così particolare non poteva mancare nella mia collezione, così chiamai Vergassola per riprenderla dandogli in cambio un’altra mia maglia “normale”.
Anche a Firenze ci fu una svista del genere, ma a livello di araldica. Era il secondo anno di Reebok e fu invertito il rosso col verde nella coccarda della Coppa Italia, ma tu forse eri già andato via.
Si, quell’anno ero a Bari (stagione 1996-97 n.d.r.), ricordo che vestivamo Adidas e avevamo tre maglie che usavamo spesso. Bianca la prima, rossa la seconda e blu la terza. Quelle maglie erano molto belle e avevano tre strisce grandi molto rappresentative all’epoca per il marchio tedesco. Meno bello invece il materiale di allenamento, che era di fascia bassa.
Le maglie preferite di Francesco
Se dovessi menzionare delle maglie a tuo avviso memorabili, non necessariamente maglie che tu abbia vestito, quali sarebbero?
Quella dell’Arsenal è favolosa. Pari a quella del Manchester United marchiata Sharp. Ho un debole per le maglie inglesi e anche la scelta di uniformare il font delle personalizzazioni la trovo una scelta azzeccata. A livello italiano invece non c’è molto che mi entusiasmi: ogni anno i designer si devono inventare qualcosa di nuovo, anche a livello di personalizzazioni, e non sempre il compito riesce bene. Ma devo dire che ho la stessa impressione anche quando le squadre inglesi partecipano alle coppe europee e utilizzano proprie personalizzazioni: le maglie nel complesso non ci guadagnano.
Altro modello molto bello è quello dell’Olanda campione d’Europa nel 1988 (stesso template usato dalla Germania come away e dalla Russia n.d.r.).
Sponda Fiorentina il mio completo preferito è quello del triennio 1986-89, sponsorizzato da Crodino. Viola la maglia, viola il pantaloncino e bianco il calzettone. Perché quest’ultimo crea uno stacco che fa risaltare tutto il resto. Penso che la maglia ideale non debba essere particolarmente ricca di inserti grafici ma semplicemente rispettare i colori sociali, aggiungendo magari una nota di contrasto – anche bianca – sul colletto, sul polsino…
Sponda Sampdoria, la mia preferita è senza dubbio quella bianca NR della stagione 1984-85 sponsorizzata da Phonola, con la banda verticale sul lato destro. Ma le maglie della Samp sono tutte belle! Conservo con orgoglio anche quella del sessantesimo anniversario che realizzarono in lanetta, abbassando un po’ la posizione delle strisce come erano in origine.
Per chiudere un piccolo tributo al ragazzo che gioca bene…
Il mio sogno era fare quello che ha fatto Totti a Roma. Poi, siccome a livello di maturazione non ero ancora pronto e i minuti a disposizione non erano molti, ho deciso di prendere strade diverse. Quando cominciai a girare squadre in prestito dovevo avere sempre la valigia pronta e non mi piaceva. Poi ho avuto l’opportunità della Sampdoria e ci sono rimasto per otto splendidi anni.
One reply on “Il ragazzo “veste” bene: il rapporto di Francesco Flachi con la maglia”
Paolo
Bell’articolo davvero. Non credevo che Flachi avesse questa passione…… bei ricordi.
Bravi. Continuate così.