Il chupito consiste in un bicchierino di superalcolico bevuto tutto d’un fiato, magari per rompere il ghiaccio o ravvivare una conversazione ormai in stallo. La nostra rubrica vi omaggia di qualche breve aneddoto per fare bella figura con amici, parenti e amanti.
Grazie allo spunto datoci dal nostro amico Lorenzo Pecci – come per il chupito sul Trabzonspor, n.d.a. – oggi ci concentriamo sulla scelta cromatica insolita della slovena Maribor, il viola. Questo colore non rientra nella cromia standard del calcio, né quantomeno nella cromia araldica. Nel mondo dello spettacolo è legato alla malasorte, inquanto nel Medioevo, durante il periodo quaresimale, gli ecclesistici erano soliti vestirsi di viola ed erano vietati tutti i tipi di rappresentazioni teatrali e gli spettacoli pubblici, con disagi agli artisti che potete immaginare.
Nonostante questo in europa si possono trovare diverse squadre vestite di viola: la Fiorentina (in primis), gli ungheresi dell’Újpest, i belga dell’Anderlecht, i francesi del Tolosa, i turchi dell’Orduspor, i rumeni del Politechnica Timisoara o, appunto, gli sloveni dell’Nk Maribor.
Come in tutte le leggende, ce ne sono più versioni: una sostiene che il colore riprenda quello delle viole, di cui la Stiria – regione della quale Maribor è capoluogo – ne è piena; ma noi ci soffermeremo su quella più romantica e, probabilmente, più verosimile.
Il Maribor è una società giovane, nasce nel 1960 e non ha mai avuto risultati eclatanti durante il periodo «jugoslavo». In seguito alla scissione e all’indipendenza della Slovenia è diventata la squadra di punta del proprio paese con diverse partecipazioni in Champions League.
La dirigenza dell’epoca era propensa a scegliere il bianco-rosso per le proprie maglie, colori dello stemma cittadino, e per un breve periodo li vestirono anche. Ma le storie nel calcio spesso si incorciano, svoltano e ritornano. Il capitano Oto Blaznik – prima della neonato club – non era per niente convinto della scelta. Molte squadre –vedi Stella Rossa per citare la più famosa – portavano quei colori, mentre il Maribor si sarebbe dovuto distinguere – vi ricorda nulla? – maggiormente! In quegli anni c’era una squadra in Europa che, insieme al Real Madrid di Puskás e Di Stéfano, faceva ben parlare di sé: la Fiorentina di Hamrin che a fine stagione alzerà la Coppa delle Coppe.
Si dice che a Oto capitò fra le mani una copia della Gazzetta dello Sport che parlava della cavalcata «viola», o che addirittura andò a vederla allo stadio… fatto stà che si innamorò e corse dal proprio presidente Srečko Koren per convincerlo ad adottare quel colore. Addirittura fu la squadra a ricolorarle. Qualche decennio dopo al viola venne abbinato il giallo, che andò a sostituire il bianco sfoggiato dalla squadra di Firenze.
Io me la immaginino un po’ così:
«Ehi presidente, ideona!»
«Dimmi tutto Oto»
«Lasciamo perdere queste magliacce bianco-rosse, ce l’hanno tutti, ci si confonde. Guarda belli loro!»
«Loro chi?»
«La Fiorentina! Guarda che bellino codesto viola, non c’è l’ha mica nessuno una maglia ganza così, si fa un figurone!»
«Siee, sai quanto mi costa rifare le mute ora…»
«Ci si dipingano da noi» sempre più in accento fiorentino «tirabaralla, che sarà mai!»